di Paola Dellagiovanna (testo) e Gianluca Talento (foto copertina)
L’alessandrino Roberto Scarpa, tecnico professionista di teatro, in questi mesi di lockdowd, non si è arreso alle difficoltà enormi che sta vivendo il mondo dello spettacolo, anzi ha cercato nuovi spunti e collaborazioni per non far scomparire la cultura dalla città di Alessandria. Scarpa ha iniziato a intraprendere questa carriera nel febbraio del 1985 tramite un corso per macchinisti teatrali organizzato dall’azienda teatrale alessandrina che gli ha dato nozioni importanti riguardanti la materia teatro: spazio scenico, carpenteria, maschere, azioni di scena, ruoli di scena, sartoria, scenografia. I due anni di full immersion vissuti insieme ad altri 14 colleghi, si sono conclusi con uno interessante e importante stage a Londra nei laboratori a Covent-Garden di Griffin. «In seguito ho avuto la possibilità di lavorare in tutti i laboratori lirici di Alessandria che sono stati fatti con orchestra, costruzione e montaggio scene, prove e realizzazione dell’opera e tournee delle opere (Mare nostro, Madama Butterfly, Turandot e molte altre) – Spiega Scarpa -. Sono stato fortunato perché ho vissuto una grande esperienza e mi sono potuto confrontare con dei macchinisti e tecnici veramente bravi. Da lì, il mio cammino mi ha portato a lavorare a Milano in tournée come quella “Le donne di casa soa” con la grandissima Lucilla Morlacchi. Ho lavorato anche come elettricista in tour musicali: Irene Grandi, Daniela Mercury, Elio e le Storie Tese, al Bordighera Jazz con Amii Stewart e altri che si sono susseguiti negli anni». Roberto Scarpa ha collaborato con diversi service, si è specializzato sia in luci che macchinismo. Fino al 2010, anno della sua chiusura a causa della dispersione di amianto causata da una ditta che doveva svolgere dei lavori, Scarpa è stato Responsabile di palco al Teatro Comunale di Alessandria. Nonostante sia riuscito a trovare un lavoro di ripiego, il tecnico ha proseguito non ha mai abbandonato la sua passione che lo ha portato da giovane al mondo del teatro e dello spettacolo. Come spiega lui stesso, anche il lockdown a causa della pandemia Coronavirus ha rappresentato una battuta di arresto per il mondo teatrale, «Ha rappresentato un azzeramento di tutte le professionalità legate allo spettacolo. Tutti stanno vivendo una situazione drammatica perché il teatro non si muove, come i concerti. Io continuo a mantenere i contatti con i colleghi e posso testimoniare quanto sia drammatica la situazione. Perderemo molti tecnici e persone che hanno dato tutto per questo lavoro, ma che ora devono cercarsi altri impieghi per sopravvivere e pagare i conti, mantenere la famiglia. Un’esperienza veramente disastrosa». La speranza per Scarpa è che i teatri piano piano riaprano anche con il contingentamento degli ingressi «ma mettendoci tutti d’accordo sul fatto che le esigenze artistiche devono andare un po’ a scemare. Il business dello spettacolo si deve ridurre come numero di produzioni, e non solo, altrimenti i teatri che ne fanno ospitalità non riusciranno con il pubblico ridotto a portarsi a casa il costo dello spettacolo. Deve esserci un ridimensionamento totale che non andrà a toccare le buste paga dei tecnici. Come altri, sto provando a fare delle stagioni estive. Ho iniziato a collaborare con Monica Massone di QuizzyTeatro con cui si proverà a fare una piccola stagione con due o tre spettacoli, per cercare di tenere alto il nome del “Teatro estivo”. Ovviamente le difficoltà sono molte: paure, pochi soldi e rapporti difficili con i Comuni. Sarà necessario accontentarsi e non pensare di realizzare spettacoli sfarzosi». Alessandria sta vivendo una situazione doppiamente difficile a causa di un teatro chiuso da 10 anni, una struttura che ospita ancora dell’attrezzatura e che ha dato i natali a tantissime persone e professionisti che si sono inseriti nel mondo dello spettacolo «E’ triste pensare che un teatro così, dove si produceva e si facevano anche laboratori lirici, che una struttura del genere, dove si sfornano talenti e si fa cultura, sia chiusa. I giovani e i nostri figli senza un teatro come quello, senza un posto (oltre alle scuole di danza e teatro) dove poter assistere alle prove ed alla nascita di spettacoli, opere, avranno difficoltà ad appassionarsi a questo magico mondo».
Roberto Scarpa aggiunge in seconda battuta che “si sta riscontrando in questa ripartenza è una superficialità tecnica con la quale si affrontano gli spettacoli,per sopravvivere si fanno eventi con pochi soldi per le produzioni che chiaramente limitano le aspirazioni tecniche,per portare a casa lo spettacolo si fa il minimo di quello che si potrebbe fare. Questo limita chiaramente tutte le competenze tecniche che uno vorrebbe mettere in campo pur di andare in scena.i service pagati poco mettono giustamente nel furgone il minimo indispensabile,perchè tutto si chiude come un imbuto sulla pelle di chi lavora e affitta il materiale.E questo porta ad un annientamento delle professionalità si è arrivati e lo si vive costantemente a un periodo di saldi sia per quanto riguarda il personale sia per il materiale audio ,luci e video che si mette in campo. E questo fa male perchè ci si scontra con agenzie di produzione e vendita spettacoli che sembrano non capire che dall altra parte del telefono c’è un professionista che ha dedicato la vita ad una sua formazione professionale e ora e paragonato ad un individuo da torchiare e da mettere con le spalle al muro. Questo è CIò che si sta vivendo adesso,in questo marasma per un ragazzo che voglia accostarsi professionalmente a questo mestiere risulta difficile avere confronti etici e lavorativi precisi e formativi, in un momento dove va bene tutto ed è difficile centrarsi sul Verbo del Teatro“.
di Silvia Amato (testo)
Angela Baraldi, bolognese, classe 1964, cantautrice ed attrice, dopo gli esordi negli anni Ottanta nelle realtà indipendenti locali, ha iniziato a collaborare con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Stadio, Ron, Samuele Bersani, fino ad arrivare nel 1993 al Festival di Sanremo, vincendo il Premio della Critica Mia Martini, con il brano “A piedi nudi”.
Successivamente, le collaborazioni con altri grandi nomi della musica italiana, come Francesco De Gregori, Biagio Antonacci, Delta V, si alternano alle esperienze teatrali e cinematografiche, fino al 2004, protagonista in “Quo vadis, baby?” di Gabriele Salvatores; il ruolo la porta ad aggiudicarsi, tra altri riconoscimenti prestigiosi, anche l’Iris d’Argento al Montreal Film Festival come migliore attrice esordiente.
Negli anni duemila, la musica torna protagonista e l’ultimo progetto di inediti “Un’infinita compressione precede lo scoppio” risale al 2013.
Nel febbraio 2017 esce l’album “Tornano sempre”, che avremo modo di apprezzare in occasione del concerto di Domenica 6 Maggio 2018, presso “il Moscardo” di Alessandria, presentato in chiave “duo”, con il musicista Federico Fantuz.
Tutta per Voi, la piacevole chiacchierata con la cantautrice:
S: Ciao Angela, benvenuta su Sonografia e grazie della disponibilità. Sei fresca di partecipazione al Concerto del 1° Maggio a Bologna, in piazza Grande. Com’è andata?
A: E’ stata una bella esperienza, nonostante il clima non clemente che ha reso la piazza meno stipata del solito, credo che sia sempre una buona occasione potersi esibire per celebrare questa ricorrenza.
S: Piazza Grande, Bologna…inevitabile pensare al grande Lucio Dalla. Te la senti di condividere con noi un ricordo? Quale eredità pensi possa lasciare al grande pubblico che non ha avuto, come te, la fortuna di respirarlo da vicino?
A: I ricordi sono tantissimi, sia perché Lucio abitava proprio lì vicino, sia perché questa piazza l’ha cantata, celebrandola. Ho sempre respirato la presenza di Lucio in città, sin da quando sono nata, è sempre stato una sorta di istituzione. Capitava spesso di incontrarlo in centro, per una chiacchierata e per bere qualcosa, o a casa sua per indimenticabili improvvisazioni.
Al di là del personaggio, ci tengo che si sappia la portata della sua impronta come persona reale, autentica, per me, un vero amico, che mi manca molto.
S: Domenica, qui ad Alessandria, presenterai l’album “Tornano sempre”, uscito un anno fa.
Mi incuriosisce il titolo…tornano sempre…chi?
A: Ho volutamente utilizzato il titolo di una canzone dell’album, in senso autoironico, per riferirmi al mio ritorno tardivo. In realtà, nel brano, al centro c’è una moltitudine di individui, spesso isolati ognuno nella propria realtà, in cui calarsi o rifuggire a seconda dei ruoli che ricopriamo durante la nostra esistenza.
S: A proposito di ruoli, abbiamo avuto modo di apprezzarti in vesti differenti, dalla musica, al teatro, il cinema e la tv. Non è mai facile e neppure consigliabile cercare di incasellare un’artista in una dimensione specifica, ma se dovessi sceglierne una, in quale ti senti più a tuo agio?
A: Sicuramente la musica, mi lascia più libera di esprimermi e mi rappresenta al meglio, perché posso anche improvvisare; non lo vivo neppure come un lavoro, viene fuori la mia vera natura.
La dimensione dell’attore invece, è un lavoro duro, faticoso, richiede concentrazione e memoria, ma mi permette di “fare un giro” altrove, al di fuori di me. Per entrambe nutro grande passione e dedizione.
S: Tra tutte queste esperienze…dov’è finita la ragazza che nel 1993 voleva andare via “A piedi nudi”?
A: (ride) La ragazza è ancora qui, non è cambiata…anche se il mio percorso nella musica non è stato lineare e continuativo, ho sempre messo autenticità e verità in quello che ho fatto. Mi riconosco ancora quando la risento e mi ci ritrovo quando la ripropongo.
S: Un’ultima domanda, Angela: se dovessi scegliere la “perla” di questo album, quale brano citeresti?
A: Sai, è sempre difficile scegliere tra i frutti del proprio mestiere, ma direi senza dubbio “Michi Maus” perché ci tengo molto, il primo esperimento di scrittura dopo tanto tempo, credo riuscito.
Anche “Tutti a casa”, dedicata alla vicenda di Federico Aldrovandi, la sento molto.
S: Grazie Angela, ci vediamo domenica!
A: A voi, a domenica!